venerdì 9 settembre 2011

Roma Ladrona?


Un bellissimo articolo apparso sul Corriere del Veneto.
Buona lettura!

Roma ladrona? E' Venezia che dorme

Le norme e il federalismo mancato

Nello stillicidio di dati di crescente drammaticità sulla situazione economica del Paese - e l’acme pare raggiunto dall’inusitato richiamo del Presidente della Repubblica del 5 settembre a tutte le forze politiche per sollecitare interventi coraggiosi e rapidi- e nel carosello di proposte di soluzione che s’accavallano, quello che frastorna l’uomo della strada è la varietà dei dati ammanniti da fonti anche apparentemente serie o che si avrebbe ragione di ritenere tali. In un’autorevole trasmissione di approfondimento, tra «ospiti» eccellenti e blasonati di titoli accademici altisonanti, si dibatteva dell’ormai solito refrain che «anche i ricchi paghino», pacifico per tutti che tale si dovesse considerare chi denuncia un reddito superiore a 200 mila euro. Sorprendente è stato che i due specialisti a confronto fondassero le loro teorie di rimedi su dati statistici radicalmente diversi: per l’uno i nababbi da spennare erano esattamente 78.500; per l’altro 800.000.
Hanno dibattuto interventi e rimedi, ma a nessuno dei due è venuto in mente di omogeneizzare il dato di partenza prima di elaborare i rimedi proposti. Proprio la gravità del problema dovrebbe imporre a tutti un autocontrollo sulla verifica dei dati utilizzati, con impegno di indicare la fonte da cui sono tratti; non foss’altro che per rispetto di chi ascolta o legge. Poi le teorie, i rimedi saranno quelli che si vuole, ma fondati su dati certi e verificabili. Non sono certo in grado di stabilire quanto dell’allarmismo di moda sia vero e fondato e quanto artefatto o fittizio; che la situazione sia grave lo si desume dall’intervento del Presidente; quanto lo sia e quali siano le soluzioni acconce a risolverla resta tutto da stabilire, alla condizione però che la cura si fondi su una diagnosi corretta. Questo è il punto focale: il terrore di proposte avventate, che dalla gravità della situazione in atto potrebbero trarre forza di penetrazione, finendo per aggravare il male. A due temi squisitamente veneti pare importante accennare: la sorte delle sette Province e il regime delle scuole materne «private » (leggersi per la stragrande maggioranza parrocchiali). Le Province: nella prima proposta si prevedeva la soppressione di due; poi una, Belluno, è stata graziata. Ora si propone la soppressione di tutte con legge costituzionale.
Ma che sappiano costoro di cosa stanno trattando? Passare dal Comune alla Regione in certe realtà come il Veneto diventa pura follia, se non si crea un’entità di media area che coordini le esigenze di territori omogenei. Pretendere di disciplinare il potere locale, per natura sua legato al localismo, con una legge costituzionale valevole per l’intera Penisola è fuori del tempo, una presa in giro. E poi che ci starebbe a fare l’autonomia legislativa delle Regioni? Ancor più risentimento provocano certe proposte di soluzione del problema delle scuole materne private. È semplicemente follia invocare una legge statale per omologare il «modello veneto», articolato su una fitta rete di asili parrocchiali. Ma di che federalismo blatera mai codesta gente, quando invoca poteri sempre nuovi e non esercita quelli che già ha? Solo un poeta del giure potrebbe comprendere la scuola materna nella materia istruzione, che spetta allo Stato. Si tratta di «assistenza» (alle famiglie) che la riforma costituzionale del 2001 ha assegnato alla Regione e fa semplicemente accapponare la pelle a sentir opporre come vigente e ostativo il Decreto n. 297 del 1994, che regola la posizione giuridica di tutte le «scuole di ogni ordine e grado». Allora funzionava così ed era legge; ma poi la riforma del 2001 ha cambiato tutto. Oggi l’esistenza di scuole materne statali è semplicemente un abuso, un residuato d’altri tempi e d’altri regimi. Ed è semplicemente lacrimevole che la Regione non se n’accorga e non s’attivi per prendersele, inserendole in una disciplina organica dell’intera sua materia, tentando addirittura di scaricare la sua gravissima responsabilità da omissione sulla solita «Roma ladrona», quando si tratta solo d’una Venezia addormentata.
Ivone Cacciavillani
08 settembre 2011

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