sabato 21 novembre 2009

Modifica al regolamento del Consiglio Comunale

Riporto il documento che il nostro Consigliere, Michele Massignani, ha letto nell'ultimo Consiglio Comunale di giovedì 19 novembre.

Avrei voluto intervenire, articolando il mio pensiero e quello del gruppo consigliare che rappresento, già in precedenti occasioni, ma non se n’è mai presentata l’opportunità concreta, che ora invece mi sembra sia arrivata.
L’atto di modifica del regolamento comunale, proposto dalla maggioranza, che tra poco andremo a deliberare, rappresenta soltanto l’ultimo di una serie di avvenimenti che, dal mio punto di vista– e lo dico tenendo conto della mia scarsa esperienza di cose amministrative rispetto a molti altri consiglieri che occupano i banchi di questa sala – sono stati presenti fin dalle prime sedute del consiglio comunale eletto nella primavera del 2008. Fatti riferiti al presente e al passato, ai quali i nuovi e i vecchi amministratori del nostro comune, a seconda del tema in discussione, facevano riferimento per giustificare questo o quel provvedimento, questa o quella posizione. Il risultato di questo tipo di atteggiamento di totale chiusura nei confronti delle ragioni, che pure qualche volta saranno almeno esistite, della controparte, sono oggi sotto gli occhi di tutti: la maggioranza governa senza sentire la minima necessità di confrontarsi con le minoranze, le quali insieme, lo ricordo ancora una volta, rappresentano comunque la maggioranza degli elettori che si sono recati alle urne nell’ultima tornata elettorale. Come se la conquista della maggioranza dei consensi equivalesse a una apertura di credito illimitata, senza condizioni né limiti che non siano quelli previsti dalla durata quinquennale della legislatura.
Le numerose proposte avanzate dalle minoranze, che il nostro primo cittadino in un intervista questa estate non si è neppure sentito di riconoscere, sono state sistematicamente rispedite al mittente, con l’annotazione specifica che esse erano irricevibili per il semplice motivo che provenivano dalla parte sbagliata dei banchi del consiglio, quelli delle minoranze. Personalmente sono sempre stato persuaso che una buona idea fosse tale a prescindere dal fatto che quanti l’avevano formulata appartenessero al gruppo consigliare di maggioranza piuttosto che di minoranza. Prova ne sia il fatto che, insieme al gruppo di lavoro che mi supporta nell’attività consigliare, ho sempre cercato di comprendere fino in fondo la natura e le finalità di ciascun provvedimento, senza preclusioni ideologiche o di parte, trovandomi così ad esprimere una posizione sovente in linea con quella portata avanti dai colleghi consiglieri di maggioranza.
Stasera verrà deliberata una modifica all’art. 32 del Regolamento del nostro consiglio comunale, tesa a delimitare la libertà d’azione dei colleghi di “Brendola Viva” nei riguardi del dibattito consigliare. Non desidero entrare nella loro scelta specifica: pur non condividendola, infatti, la rispetto totalmente ed è per questo che non sono affatto persuaso che modificando a colpi di maggioranza un articolo del Regolamento comunale, si possa migliorare i rapporti personali tra questo e quel gruppo, tra questo e quel consigliere. Anzi sono convinto che le tensioni non faranno che aumentare.
Nel frattempo le questioni principali rimangono sul tappeto, senza alcuna prospettiva di soluzione: badate bene, ho scritto soluzione perché passare - come fa la maggioranza - all’attuazione pratica senza prima ricercare un ampio consenso tra le forze presenti in quest’assemblea (specie per quanto riguarda quelle scelte che impegnano l’Ente in modo massiccio per i prossimi anni, come p. es. il nuovo palazzotto dello sport), non significa risolvere i problemi ma soltanto creare, per il presente e per il futuro, nuove fratture e nuove occasioni di scontro.
Fare politica significa, a mio avviso, possedere una propria visione della realtà, la quale non è affatto sempre e comunque la migliore, ma quella che nel caso specifico riesce di volta in volta a coagulare attorno a se il maggior numero di contributi e miglioramenti possibile, da qualunque parte essi provengano. Il fine ultimo di tutto ciò non è l’umiliazione o la ghettizzazione di chi non condivide la nostra opinione, ma il soddisfacimento del maggior numero di cittadini possibile.
La diversità come ricchezza quindi, non come un ostacolo da ridurre a tutti i costi al silenzio. E pazienza se qualche volta questo o quel consigliere sentirà il bisogno di esprimere pensieri e opinioni diverse: egli infatti non sta cercando di screditare in nostro lavoro, ma soltanto di renderlo migliore.

giovedì 5 novembre 2009

Il consiglio comunale anomalo


Di questi tempi non si può mai stare tranquilli!
Riporto due articoli frutto dei lavori del gruppo.

Incontro Pubblico & Scuole

Durante un incontro pubblico di qualche giorno fa il Sindaco Ceron, delineando le linee principali del futuro sviluppo urbanistico di Brendola, dava per assodato che in tempo non molto lontano gli istituti scolastici del nostro Comune debbano raggrupparsi in polo unico. Ceron individuava come unica area possibile quella già di proprietà del Comune a lato degli attuali impianti sportivi delimitata dalla pista ciclabile in arrivo da Vò. Ricordando anche le difficoltà nelle quali naviga la Scuola Materna SS Angeli Custodi, Ceron paventava anche la necessità di riorganizzare le Scuole per l’Infanzia di Brendola e di Vò.
Nell’ultimo anno e mezzo, liberato dai vincoli del ruolo di Sindaco, Mario Dal Monte ha più volte espresso il suo pensiero circa le difficoltà generate dall’avere 2 istituti elementari e 2 materni in un paese di 7.000 abitanti, affermando la sua contrarietà alla realizzazione delle nuove scuole di Vò a scapito di un accentramento definitivo. Ricordiamo che le nuove scuole di Vò sono state promesse, progettate, finanziate e cantierizzate dalla maggioranza da lui guidata.
Nei mesi estivi infine, in più occasioni abbiamo sentito alcuni abitanti di Vò fra quelli a suo tempo fortemente orientati alla realizzazione della nuova scuola esprimere dubbi e perplessità circa la sua realizzazione, confrontando i benefici con i costi e tutte le difficoltà dovute alla gestione di 2 plessi staccati. Questo anche e soprattutto alla luce delle riforme nel frattempo messe in atto nella scuola.
I 3 autori di questo articolo nel gennaio 2005 , nel pieno della fase decisionale circa le nuove scuole di Vò, presentarono un progetto complessivo che riguardava tutti gli istituti scolastici di Brendola. Il progetto partiva da alcune semplici considerazioni: 1- la vecchia scuola di Vò era del tutto inadeguata ai requisiti della sicurezza e della buona didattica 2- la scuola elementare di Brendola si trascinava grossi problemi di capacità, di servizi inadeguati, di laboratori mancanti 3- le 2 scuole materne parrocchiali navigavano in enormi difficoltà di spazi mancanti e costi di gestione sempre crescenti, con la necessità pertanto di finanziare investimenti sproporzionati per le loro disponibilità.
Per affrontare una volta sola tutte le questioni insieme la proposta emergeva da sola: realizzare nel territorio di Brendola un solo polo materno e un solo polo elementare, con il primo a realizzazione pubblica e gestione in convenzione possibilmente ancora privata.
Dove? Un piccolo sondaggio da noi realizzato evidenziava come su 30 famiglie con bambini piccoli, ben 26 dicevano che il primo requisito chiesto alla scuola fosse una didattica all’altezza dei tempi e che il luogo dove questa fosse situata era assolutamente ininfluente.
Dato che una proposta per essere credibile deve andare sul concreto, individuavamo nello spazio retrostante l’asilo di Vò gli spazi per il nuovo polo materno e la zona citata all’inizio a Revese per il polo elementare, presentando inoltre un piano dettagliato di sostenibilità finanziaria dell’intera operazione.
La nostra proposta, presentata in un pubblico incontro, fu sonoramente bocciata. Le motivazioni furono le più svariate e originali. Se Brendola ha una scuola perché non ce ne deve essere una anche a Vò? Se a Vò vogliono fare un asilo per conto loro perché non lo si deve fare anche a S.Michele? I bambini crescono meglio se hanno la scuola vicino a casa (poveri ignoranti allora quelli di S.Vito e dei Muraroni …..)… il paese non è pronto per novità di questo tipo.
Gli eventi successivi ci hanno dato purtroppo ragione.
La nuova scuola di Vò costerà 2 volte e mezzo quello previsto dagli esperti di Dal Monte (costerà esattamente quello che da ignoranti avevamo previsto noi). Sarà soprattutto inadeguata a sostenere una eventuale crescita degli alunni cioè il motivo per cui era stata concepita; è infatti provvista di una sola sezione per classe cioè tanto quanto l’attuale vecchia scuola. Non sarà in alcun modo, se non con ulteriori massicci investimenti, convertibile in una struttura atta ad ospitare una scuola per l’infanzia.
La scuola elementare di Brendola si trascinerà irrisolti tutti i suoi problemi cronici fino al collasso.
La Parrocchia di Vò ha ceduto tutti i suoi beni per finanziare il bell’ampliamento dell’Asilo realizzato ma convive non si sa fino a quando con costi di gestione quasi insostenibili. Sulla testa dei parrocchiani di S.Michele infine pende un debito enorme la cui scadenza è fra 2 decenni per una struttura inadeguata fin dalla sua concezione.
Le giustificazioni che arrivano oggi unanimi da parte dei soggetti che hanno avuto in questi anni un ruolo attivo nelle vicende appena esposte sono: non si poteva fare diversamente, è colpa dell’altra metà del paese, noi volevamo fare i poli unici ma non ci hanno lasciato.
Chiediamo ai cittadini di Brendola se sia ancora tollerabile trattare argomenti che riguardano il futuro a 30 anni della nostra comunità con simili miopie, arretratezze, incapacità.
Guardiamoci come Comunità allo specchio tutti quanti, nessuno escluso.
Brendola non può più permettersi errori di così grande portata. Dobbiamo smetterla di guardare solo fino al cancello di casa nostra. Le scelte strategiche, soprattutto quelle legate all’istruzione, alla cultura, alla formazione delle nuove generazioni , devono essere proiettate il più lontano possibile, ascoltando l’opinione di tutti ma prendendo poi decisioni chiare, orientate al futuro, libere da ogni valutazione di campanile o appartenenza territoriale.
Ma tutto questo non dovrebbe essere compito della politica?

Fabrizio Bedin
Claudio Ghiotto
Gaetano Rizzotto



L’anomalia del Consiglio Comunale

Oramai da alcune sedute del Consiglio comunale il gruppo consigliare “Brendola Viva” siede tra i banchi del pubblico anziché presenziare in modo attivo al dibattito.
Posto che ogni gruppo consigliare è libero di scegliere di rappresentare i cittadini che l’hanno eletto nel modo che esso ritiene più giusto, non possiamo esimerci dall’esprimere le nostre opinioni in merito, ed è proprio per questo che lanciamo da queste pagine un accorato appello a tutti i consiglieri.
Tutto nasce dal clima di scontro permanente - che in passato abbiamo già più volte sottolineato con richiami alla “serenità” tra le parti - che fin dalle prime sedute, purtroppo, ha accompagnato i lavori del consiglio stesso.
Il passo che ha fatto decidere il gruppo di minoranza Brendola Viva di abbandonare i banchi della minoranza per sistemarsi tra il pubblico è stata l’espulsione più o meno “virtuale” decretata della maggioranza nei confronti del consigliere Mario Dal Monte, circostanza peraltro mai verificatasi prima e di cui non abbiamo notizie similari in nessun altra amministrazione (in pratica, se il consigliere Dal Monte interveniva, la maggioranza faceva finta non avesse parlato nessuno).
Non vogliamo entrare nel merito della questione; ci preme molto di più sottolineare con forza come troviamo insensate entrambe le posizioni.
Da una parte la maggioranza, che si permette senza alcun diritto a farlo di escludere dal dibattito e di conseguenza ridurre al silenzio un consigliere di minoranza e con lui gli oltre 1500 cittadini che lo hanno delegato a rappresentarli; dall’altra il modo a dir poco singolare di rappresentare questi 1500 cittadini.
Ora, ad onor del vero, all’inizio della seduta consigliare di fine settembre, un passo significativo per cercare di ritornare ad una situazione di normalità, il consigliere Dal Monte lo ha compiuto, ma senza ottenere gli esiti sperati, e questo per l’evidente chiusura di una parte importante della maggioranza.
Abbiamo appena scritto “una parte della maggioranza” in quanto ci permettiamo di pensare che alcuni consiglieri che siedono tra i loro banchi, che sappiamo essere persone serie e di buon senso, crediamo non condividano affatto la situazione che si è creata negli ultimi mesi. Al muro contro muro, essi preferirebbero certamente un dibattito più civile e incisivo, anche se sviluppato su posizioni spesso diverse, come è logico che sia.
Fa parte della dialettica democratica permettere di dare voce a tutte le parti che rappresentano un paese, anche e soprattutto a quelle che dissentono da chi ha l’onere e l’onore di governare; fa parte di una logica antidemocratica perseguire l’obiettivo contrario.
Durante l’ultimo consiglio, tale ostinazione a proseguire sul terreno dello scontro è stata evidenziata, dopo una breve sospensione dei lavori, da una dichiarazione della maggioranza nella quale essa intendeva modificare il regolamento comunale per avere le possibilità, nel momento in cui si verificassero nuovamente le condizioni di cui sopra, di potere escludere in modo chiaro i consiglieri, per così dire, in agitazione dall’aula: basta con l’avanti e indietro di questo o di quel consigliere, chi si alza e se ne va tra il pubblico (ma non abbandona affatto il dibattito) non ha diritto di esprimere alcun voto. Detto e ridetto che ogni minoranza ha la facoltà di scegliere le modalità con le quali rappresentare i propri elettori, si tratta di una forzatura della maggioranza bella e buona, con la quale ridurre ancor più il livello di intervento delle minoranze.
Di fronte a tutto questo, rinnoviamo il nostro appello alla serenità e al buon senso, a rivedere i toni dello scontro per riportarli sui binari di un dibattito civile e costruttivo.
Auspichiamo, chiediamo, crediamo che sia solamente un bene per tutti se finalmente si ristabilisce la legalità con i consiglieri di minoranza che tornano nuovamente a sedersi tra i banchi del consiglio comunale, organo sovrano chiamato a dibattere e deliberare sulle piccole e grandi questioni che riguardano il nostro paese.
Auspichiamo, chiediamo, crediamo che la maggioranza - o almeno quei consiglieri della stessa che non si riconoscono in questo modo distorto di fare politica - possa farsi parte attiva affinché si ristabilisca la legalità, una legalità senza alcun tipo di riserve o espulsioni, tanto meno virtuali.
Progetto Civico per Brendola è a disposizione per favorire qualsiasi mediazione capace di ristabilire questa legalità. Come istituzione rappresentativa, infatti, stiamo tutti dando un pessimo esempio di quanto dovrebbe fare la politica, intesa come servizio, nei confronti dei cittadini.
Come si può amministrare un paese senza alcun tipo di tolleranza verso alcuni gruppi e/o persone? Come è possibile, da parte di un’ amministrazione che dice di essere rappresentativa di un paese, escludere di fatto 1500 persone che ne fanno parte?
Un passo indietro da parte di tutti, oltre ad essere auspicabile, è quindi assolutamente necessario.
Se esso poi sarà unilaterale… allora avremo ottenuto almeno metà risultato, e lasceremo al giudizio delle persone questo modo di fare politica, che noi ci permettiamo di non condividere.

Il gruppo consigliare Progetto Civico per Brendola