domenica 8 aprile 2012

Il tramonto del senatur



Ecco un bell'articolo che allieta ancor più queste giornate di festa.

Il tramonto del Senatur

Stefano Folli

«La Lega deve essere trasparente come un cristallo», sostiene il governatore del Veneto, Zaia. Impossibile non essere d'accordo: tutti i partiti, non solo il Carroccio, dovrebbero esserlo. Eppure la frase, pronunciata oggi, ha due significati. Può essere solo un'affermazione di maniera, di quelle senza tempo: valida dieci anni fa, due anni fa o fra tre anni.




Oppure può essere l'annuncio di una rivoluzione nel mondo leghista, quanto meno di una radicale rifondazione. Perché la vicenda Belsito dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio che il partito di Umberto Bossi, nella sua veste attuale, è ormai morente.

L'assetto di potere che lo ha retto negli ultimi anni è destinato a disintegrarsi di fronte alle accuse che colpiscono l'improbabile tesoriere e chi ne ha appoggiato le iniziative. Certo, da un punto di vista legale occorrerà attendere che l'inchiesta trovi riscontri definitivi. Ma sul piano politico quello che emerge è inquietante.

Altro che trasparenza. Lo scandalo che investe il vertice del Carroccio rivela un panorama che dire opaco è eufemistico. Sembra di assistere all'ultimo capitolo di una saga politica che già da anni era entrata in una crisi irreversibile, parallela al declino fisico del leader storico. Del resto, la falsa bandiera della secessione conteneva fin dall'inizio i germi di un'ambiguità che nel tempo non poteva non logorare la Lega, sospesa fra i falsi miti celtici evocati nel «pratone» di Pontida e una gestione spesso spregiudicata del potere concreto, quello garantito dal lungo sodalizio di governo con Berlusconi.




Sta di fatto che l'alternativa alla pseudo-secessione, cioè il federalismo fiscale e istituzionale, alla fine si è risolta in un fallimento, oltre che in un potenziale aggravio dei conti pubblici. Un gioco politico a somma zero dietro il quale, nel frattempo, si allargava la zona grigia su cui oggi i magistrati vogliono far luce.

Ieri sera tutti garantivano che Umberto Bossi è estraneo al marciume. Questo è possibile e al momento non ci sono riscontri che contraddicono tale convinzione. Ma si tratta di un aspetto persino secondario perché Bossi è un uomo provato dalla malattia che da tempo ha perso il suo antico, ferreo controllo sul partito. E in ogni caso, anche se non tocca il vecchio leader, l'indagine travolge un «establishment»: tutti coloro che fingevano di non sapere o si voltavano dall'altra parte.

Per lo stesso Maroni, che si presenta come oppositore del «vecchio regime» e uomo del domani, non sarà facile imporsi come il rifondatore del Carroccio. Perché non c'è dubbio che nel prossimo futuro la Lega avrà bisogno di essere ricostruita dalle radici, anche sul piano ideale, ripartendo dalla buona amministrazione negli enti locali. E non è detto che ci sia una classe dirigente davvero innovativa, in grado di attraversare subito il fiume. Vedremo già in maggio, nel voto amministrativo, come reagiranno gli elettori. Quello che si coglie con chiarezza - e non riguarda solo la Lega, come è noto - è l'indecenza dell'attuale normativa sul finanziamento ai partiti. La pratica dei «rimborsi elettorali», decine di milioni di euro elargiti senza alcuna garanzia di correttezza e trasparenza, è inaccettabile per un'opinione pubblica bombardata ogni giorno dalle tristi notizie sulla recessione e la disoccupazione. «Moralizzare» dovrebbe essere la parola d'ordine trasversale dei partiti in cerca di nuova credibilità. Fare pulizia e impedire gli abusi. Ma nessun vertice finora ha affrontato questo tema. Attendiamo fiduciosi.

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