Dal Corriere del Veneto.
L'ambiguità del Carroccio
Era prevedibile. Non poteva andare avanti all’infinito. Per quanto abbia dimostrato di essere davvero maestra insuperabile nell’arte della doppiezza, si doveva sapere che, presto o tardi, i nodi sarebbero venuti al pettine. Per un lungo periodo, la Lega Nord è riuscita a tenere in piedi un ammirevole equilibrio, incassando tutti i benefici di chi riesca ad accrescere i propri consensi, senza mai essere chiamato a chiarire fino in fondo le proprie posizioni. Ha potuto così sviluppare e generalizzare la propria identità ambigua - quella di essere al tempo stesso forza di lotta e di governo - senza incontrare ostacoli e pagare il doveroso pedaggio.
Ha potuto contrabbandare la propria totale indisponibilità a confrontarsi realisticamente con i problemi di una società multietnica, con la tutela degli interessi della popolazione autoctona. Ha nascosto la mai accantonata propensione alla secessione dietro la fumosa parola d’ordine del federalismo. Ha celato il proprio tenace antieuropeismo dietro la facciata della «nazione» padana. Ha finto di sostenere lealmente Berlusconi, senza mai rinunciare a considerarlo il «mafioso di Arcore». Ha ostentato rispetto per le istituzioni e per le regole democratiche, ma senza mai rinunciare a celebrare i riti padani del dio Po e a tenere viva nel suo popolo la prospettiva di un imminente sganciamento da Roma ladrona. Ha giurato fedeltà sulla bandiera tricolore, senza mai rinunciare al vessillo di San Marco. Un capolavoro di virtuosismo politico, se non fosse stato consumato letteralmente a spese degli Italiani - di quelli nati al di qua del Po, non meno che di quelli nati al di là del fiume. Nell’arco dimeno di una settimana, è crollato il palco.
E’ bastata quella che sembrava un’innocua ricorrenza, la celebrazione dell’unità di Italia, per far emergere in piena luce la mai superata riluttanza a riconoscersi in un unico paese, dalle Alpi a Pantelleria. E’ bastata la risoluzione dell’Onu a proposito della Libia per evidenziare l’insofferenza leghista per tutto ciò che richiama l’idea di un’Europa unita, capace di agire come soggetto politico, e dunque anche (inevitabilmente) militare. Dovrebbe essere chiaro a tutti che queste «rivelazioni» aprono uno scenario politico totalmente nuovo, nel quale si impongono scelte inedite per tutti gli attori. A cominciare dal «socio» di Bossi. Potrà Berlusconi proseguire imperterrito nella sua attività di capo del governo, appoggiandosi su un partner che si dissocia da lui non su temi marginali, ma sulla politica estera e sulla concezione dell’unità nazionale? Con quale coerenza e con quale affidabilità nelle ormai prossime elezioni amministrative potranno chiedere il consenso del popolo del centrodestra esponenti politici tra loro in aperto dissenso, come leghisti e pidiellini? Per fare il caso del Veneto, quanto a lungo potrà durare la convivenza nel governo regionale fra due componenti divise su tutto? Insomma, è ormai indifferibile un chiarimento politico di fondo. E forse anche l’apertura di una fase politica tendenzialmente immune dai veleni e dagli imbrogli che hanno caratterizzato la recente vita politica del paese.
Umberto Curi
22 marzo 2011
Nessun commento:
Posta un commento