Promesse e fatti
Capita spesso durante una campagna elettorale che le diverse parti in competizione tra loro cerchino di conquistare quote crescenti di consensi, facendo leva su quelli che alcuni commentatori politici spesso definiscono come “sentimenti irrazionali”, cui l’opinione pubblica presta più facilmente l’orecchio perché legati al sentire profondo e immediato – insomma, per dirla tutta - alla pancia piuttosto che al cervello. E’ quello che è capitato anche a Brendola nella scorsa primavera, in occasione dell’ultima tornata amministrativa (lo stesso comitato di redazione di In Paese nello spazio dedicato alle tre liste aveva riservato una domanda specifica al tema): sto parlando, forse si sarà già capito, dell’annosa questione della sicurezza, o meglio della percezione che di essa e delle altre tematiche legate alla vita comunitaria avevano i cittadini. Peraltro, anche a livello nazionale, si stava facendo un gran parlare di extracomunitari senza permesso di soggiorno, di microcriminalità scatenata e di un territorio abbandonato a se stesso, nel quale ormai a farla da padrone erano gruppi più o meno irregolari di stranieri, che una volta raggiunto il suolo italico, erano liberi di spadroneggiare in lungo e in largo nelle nostre contrade come e quanto avessero inteso fare. Nel nostro piccolo anche noi ci siamo adeguati, ed ecco spuntare nelle promesse e nelle dichiarazioni dei candidati delle varie liste domande e promesse più o meno veritiere a proposito della necessità di assicurare al nostro territorio, la maggiore copertura e la più ampia protezione possibile. Di sicuro ciò che era stato fatto fino a quel momento non bastava più: serviva una decisa sterzata, capace finalmente di rassicurare il contribuente spaventato da cotanta mancanza di certezze. “I vigili a Brendola – I vigili a Brendola”. Questo il grido che da più parti si è levato per cercare di invertire il trend negativo della non sicurezza a casa nostra. Il caso ha voluto che tra i più decisi nel sostenere questa necessità ci siano stati gli attuali membri della maggioranza che amministra il nostro comune: a più riprese, infatti, essi hanno pubblicamente dichiarato che una delle priorità sarebbe stata proprio quella di ri-portare a Brendola il comando dei vigili urbani, completo di ufficio, attrezzature logistiche e mezzi motorizzati; memorabile a questo riguardo l’esternazione effettuata nel corso del dibattito pubblico tra i tre candidati alla carica di primo cittadino: “Dichiaro pubblicamente, qui stasera davanti a tutti, che se sarò eletto farò ritornare al più presto a Brendola i vigili”. La scelta della precedente giunta, di entrare a far parte di un consorzio di comuni limitrofi capace di gestire collegialmente tale servizio, “diluendo”i costi di gestione, venne considerata una scelta “debole”, ormai del tutto sorpassata dal rapido volgere degli eventi. La campagna orchestrata a favore del ritorno dei vigili, a conti fatti, nel breve periodo ha pagato, visto che i risultati elettorali hanno sancito una netta affermazione della lista “Noi per Brendola”. D’altra parte, quanto promesso aveva del clamoroso, dato che si assicurava la presenza “stanziale” della polizia urbana lasciando inalterati i costi finanziari già messi a bilancio, per una tipologia di servizio però assai differente. Tutto questo il nostro gruppo consigliare lo ha sempre sostenuto, in tutte le sedi e nei confronti di qualsiasi interlocutore. Dopo le elezioni, i nodi sono venuti al pettine, visto che è stato necessario mantenere quanto precedentemente promesso. E qui per la nuova maggioranza sono iniziati i problemi dato che in Municipio, fatti quattro conti, ci si è resi conto assai presto che quanto era stato generosamente garantito, non poteva però essere effettivamente attuato: per dirla in altro modo, un comune di 6.700 abitanti come Brendola, non si poteva assolutamente permettere il lusso di avere alle proprie stabili dipendenze alcun personale di polizia locale, a meno che non fossero drasticamente rivisti al rialzo i preventivi di spesa. L’epilogo finale è ormai noto a tutti: il nostro comune dal primo gennaio di quest’anno è entrato a far parte di un nuovo consorzio tra sette comuni per la gestione collegiale del servizio di polizia municipale: il comando centrale di tale nuovo ente è stato individuato lungo la statale 11, nel centro abitato di Alte Ceccato; a fronte di una maggiore offerta quantitativa di ore da dedicare ai servizi sul territorio, è cresciuto però anche proporzionalmente l’impegno economico (circa 16.000 euro in più messi in preventivo). In pratica, una faccia diversa della stessa medaglia. Valeva la pena sollevare nei mesi passati un tale polverone, se poi alla fine i risultati sono stati quelli appena descritti? Mah. Credo francamente che nelle questioni che riguardano la cosa pubblica sia necessario un maggiore equilibrio, soprattutto quando non si era certi di poter portare a casa quanto già è stato dato per compiuto e in realtà non lo era affatto. Una maggiore e più proficuo dialogo con i cittadini può portare invece a stabilire una serie di priorità, da rendere attuabili però con realismo e senza nascondersi le difficoltà e gli ostacoli che in tempi di crisi economica come questi sono ancora più palesi da comprendere. Credo che se l’opinione pubblica riesce a mettere a fuoco ciò di cui essa ha bisogno, attraverso il confronto e il dialogo, con uno sforzo condiviso il risultato desiderato alla fine si può ottenere, basta che ogni soggetto coinvolto faccia la propria parte. Le promesse urlate e sbandierate ai quattro venti spesso lasciano il tempo che trovano, l’impegno e la serietà quotidiana invece portano lontano.
Michele Massignani
Consigliere Comunale
Progetto Civico per Brendola
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